Allattamento. La mia (breve) esperienza

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Ho sempre pensato che avendo un figlio, l’avrei allattato fino a che lui ed io ne avremmo avuto voglia. Un anno, due anni… mi vedevo con questo seno scoperto e con il mio piccolo attaccato che riceveva amore e coccole dal suo nutrimento. Non è andata proprio così. Quando Antonio è nato, dopo il taglio cesareo, non me l’hanno messo immediatamente al petto, ma l’hanno portato via per tutti i controlli di routine, l’hanno lavato e vestito e poi è stato portato da me. Io sono rimasta due ore in osservazione, ma in realtà ero da sola in un corridoio fuori dalla sala parto, con il bimbo con me sulla barella ma senza l’assistenza di nessuno che mi dicesse di attaccare mio figlio al seno. Intanto le mie gambe hanno iniziato a svegliarsi dall’anestesia.

Dopo due ore di non assistenza, mentre venivo portata in camera con la stessa barella, e mentre avevo ancora Antonio in braccio, si sono accorti che qualcosa non andava.

Avevo avuto una grave emorragia e il collasso dell’utero. Così in camera, il bambino è stato messo in un angolino, e un equipe di esperti hanno iniziato a fare tutto il possibile per aiutarmi perchè avevo perso troppo sangue e rischiavo di fare delle trasfusioni o peggio ancora di essere svuotata. Dopo una dolorosissima “spremitura” la situazione inizia a migliorare ma erano già passate altre 3 ore circa.

Quando ho iniziato a riprendermi abbiamo provato a fare attaccare il bambino ma non c’è stato verso. Di ciucciare dal mio seno non ne voleva sapere anche a causa del mio capezzolo piatto. Ho passato i giorni di degenza in ospedale a piangere perchè venivano le ostetriche a strizzarmi il seno con le mani ma non veniva fuori nemmeno una gocciolina. Abbiamo provato con i paracapezzoli, niente. Abbiamo provato con il tiralatte, nulla. Intanto mi sono letteralmente incazzata perchè erano passati due giorni e mio figlio era digiuno e finalmente gli hanno portato un piccoli biberon con del latte. Tornati a casa ho continuato con il tiralatte e finalmente dopo un paio di giorni è iniziato ad uscire fuori un po’ di colostro. Lui di attaccarsi non ne voleva proprio sapere così con il tiralatte ogni due ore li a tirare,tirare, per raccogliere 20/30 ml di colostro giallo. Piangevo tantissimo, mi sentivo inadeguata, non riuscivo a nutrire mio figlio come facevano tutte le altre mamme. E’ stato un periodo nero, ero fragilissima e non riuscivo a godermi mio figlio al 100%.  Col passare dei giorni da giallo è passato a biancastro e scoprendo un nuovo paracapezzolo, della linea MAM, Antonio si è attaccato.  E’ stata una sensazione bellissima. Allattare è forse una delle sensazioni più belle del mondo. Sentire quel succhiare, vedere il bambino rilassato. In quei pochi minuti mi sono sentita in pace. Così abbiamo continuato per un paio di giorni, Antonio aveva circa un mese quando improvvisamente inizia a strillare ogni volta che viene attaccato. Scopriamo che non ho più latte, a poco a poco era diminuito fino a scomparire del tutto senza accorgermene. Non ho dovuto prendere nessuna pillola. E così abbiamo finito. Sicuramente avrò commesso molti errori di cui adesso dopo due mesi mi rendo conto:

  • Non averlo attaccato subito appena nato.
  • avere i capezzoli piatti, a volte introflessi
  • non aver trovato subito il paracapezzolo adatto
  • non aver avuto la giusta assistenza

Di una cosa sono sicura però, ci ho provato, ci ho provato fino allo sfinimento, fino alle lacrime perchè lo volevo. Ma adesso mi rendo conto che sono lo stesso una buona mamma anche se mio figlio prende il biberon.

Qualcuno si ritrova nella mia esperienza?

Jessica

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